“…e mentre il mondo cade a pezzi” – come canta Marco Mengoni nel brano Essenziale – per restare in tema Sanremese – i due deputati del Pd Sara Ferrari e Gian Antonio Girelli hanno presentato una proposta di Legge Costituzionale per “Modifica della denominazione della Camera dei deputati in Camera delle deputate e dei deputati”. Ed essenziale non sembra, per nulla, la modifica di una denominazione, che andrebbe a impegnare le due Camere per un estremo senso di politically correct, quando più che le parole a salvare l’Italia servirebbero i fatti. Servirebbe un estremo slancio per salvare il made in Italy, le aziende e i posti di lavoro, l’agricoltura la Sanità e le Scuole. Un Pd che avrebbe, ora più che mai, dovuto alzare la voce – ad esempio – sul rischio di chiusura dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco. Un dramma vissuto da centinaia di lavoratori che, invece, viene semplicemente citato in un video della segretaria Elly Schlein che afferma: «Chiediamo con determinazione che il governo convochi Stellantis e i sindacati per aprire subito un confronto per assicurare impegni precisi sull’occupazione e per ragionare sui modelli di investimenti di impianti». Un intervento che non ha la forza di quel Pd che per anni ha combattuto a fianco dei lavoratori. E mentre i Dem in Parlamento fanno i conti con la denominazione della Camera dei deputati, a chiedere aiuto direttamente al premier Giorgia Meloni è stato un operaio della Stellantis attraverso una lettera inviata a Palazzo Chigi.
La lettera dell’operaio al premier Giorgia Meloni
«Ogni lettera da Lei ricevuta esprime una richiesta d’aiuto, questa sarà tanto differente dalle altre, in quanto chi le scrive non è altro che un operaio della società Stellantis che lavora allo stabilimento G. B. Vico di Pomigliano d’Arco al reparto Logistica – scrive Gerardo Giannone -. L’azienda presso cui lavoro, sta attuando dal 2021 una forte politica di riduzione dei costi medi, cioè, spendere meno di energia, attuare le migliori tecnologie per rendere il lavoro più veloce e snello, rendere efficienti i magazzini, avere un costo dei prodotti da assemblare minore, ridurre i tempi di consegna del prodotto finale (auto), insomma rendere ogni stabilimento efficiente, tecnologicamente avanzato e soprattutto sostenibile. Le prospettive industriali degli investimenti Stellantis vedono che nel 2026 la produzione di 20 modelli con 6 marchi, la Giga Factory di Termoli, la nuova fabbrica di assemblaggio di Trasmissioni a Torino, sempre a Torino la nascita del centro Riciclo materiali e il Green Campus. L’Italia non è attualmente abbandonata, ma, se vogliamo parlare di Politiche Industriali dovremmo scrivere di: pannelli fotovoltaici per le aziende; Impiego di tecnologie di ventilazione a bassissimo consumo; Riutilizzo dei materiali; resilienza e adattabilità all’evoluzione del clima degli edifici industriali; spazi verdi che contribuiscono alla regolazione termica e al benessere dei dipendenti; ricerca e sviluppo; utilizzo di regimi fiscali diversi; legge sulla faticosità da lavoro; Riforma del sistema Sindacale. Insomma, oltre gli incentivi per chi acquista un’auto, bisognerebbe pensare anche cosa serve alle aziende per produrre di più, meglio e a basso costo. L’automotive non è solo Stellantis, il settore conta un comparto enorme che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone, le piccole aziende fornitrice devono essere aiutate non a sopravvivere ma a crescere in un contesto che da qui a 5 anni vedrà una produzione crescere per soddisfare il mercato in modo esponenziale».