Potrebbe sembrare un caso di personalità debole e facilmente manipolabile ma la realtà è totalmente diversa. Una delle ultime tragedie avvenuta ad Altavilla Milicia, paese costiero a 30 chilometri da Palermo, è frutto di un fanatismo letale piuttosto che di un raggiro che ha poi portato alla strage di una famiglia. Parliamo del massacro avvenuto nelle quattro mura di casa, per mano del muratore di 54 anni che, dopo aver ucciso la moglie e i due figli, ha chiamato il 112: “Mi chiamo Giovanni Barreca. Ho ucciso tutta la mia famiglia, venite a prendermi”. “C’era il demonio a casa” dirà poi agli inquirenti durante l’interrogatorio. Una vicenda che ha poi avuto ulteriori sviluppi poiché la figlia 17enne, unica superstite della strage familiare, si rivelerà non vittima ma complice del padre assassino e per questo arrestata 48 ore dopo l’orrore.
E se si è pensato – in prima battuta – a una sorta di truffa, di un possibile santone che ha fatto il “lavaggio del cervello” al muratore 54enne spillando soldi per un possibile esorcismo da effettuare a domicilio, analizzando il caso di Altavilla Milicia l’uomo, invece, sembra appartenere a una categoria ben precisa dei “killer consapevoli”.
Lo psicologo Raffaele Felaco: “Un processo di deumanizzazione della vittima per non avere sensi di colpa”
“I meccanismi psicologici di chi uccide per fanatismo sono gli stessi di Hamas, del terrorismo o del nazismo”. A dirlo è l’esperto Raffaele Felaco, già presidente dell’Ordine degli Psicologi Campani, e direttore di psicologinews.it
“Innanzitutto distinguiamo tra truffe e fanatismi – continua lo psicologo Felaco – Nelle truffe possono cascarci quasi tutti perché sono congeniate in modo credibile utilizzando stereotipi o pregiudizi in cui un po’ tutti credono. Certo le persone con scarso senso critico, con personalità rigide, sono vittime privilegiate”.
“Il fanatismo religioso o qualunque fanatismo è connesso già con patologie della personalità più o meno gravi. In generale quando accadono questi delitti così efferati l’opinione pubblica è portata a pensare alla malattia mentale. Questo serve ad una presa di distanza dall’orrore come meccanismo di difesa, in modo da dire questo a noi non può succedere perché non siamo matti. In realtà può succedere intorno a noi, attraverso meccanismi psicologici in persone non necessariamente matte. Il meccanismo della violenza necessita di una deumanizzazione della vittima. Questo succede sempre nelle guerre, nei femminicidi e in tutti gli atti di violenza sui più deboli. A poco a poco si nega alla vittima la sua umanità fino a farla diventare un oggetto sul quale poi agire violenza. In tutti i casi di fanatismo poi, per far tacere definitivamente i sensi di colpa e il naturale orrore, si proietta paranoicamente sulla vittima una pericolosità cioè il diavolo o piani di aggressione da parte delle vittime così da carnefici nella propria testa ci si trasforma in vittime e si agisce per difendersi”.