Un anno e mezzo di indagini per fare luce sulla tragica e sconvolgente morte di Alessandro Cascone, il ragazzino 13enne volato giù dal quarto piano della sua abitazione, la mattina del primo settembre del 2022. Parole d’odio “perché non ti uccidi”, erano state ritrovate nelle chat di coetanei di Alessandro e indirizzate proprio alla vittima. Con l’accusa di istigazione al suicidio erano finiti sotto inchiesta sei bulli, di cui 4 minorenni e 2 maggiorenni, tutti imparentati tra loro. Tutti imparentati con la ex fidanzatina di Alessandro che, interrotta la relazione col 13enne, aveva chiesto aiuto a fratelli e cugini per una vendetta.
A Marzo è prevista l’udienza
Il 20 marzo prossimo si deciderà sul rinvio a giudizio del gruppo di bulli e l’eventuale data per l’inizio del processo. A essere ascoltata pochi giorni fa anche l’ultima fidanzatina di Alessandro che avrebbe inviato alcuni messaggi finiti nell’attenzione del pm, perché contenenti bugie e letti dal 13enne pochi istanti prima del suicidio.
È trascorso un anno e mezzo dalla morte dello studente Alessandro Cascone, una morte causata dal pressing di un gruppo di bulli e da bugie e da quel giorno i genitori, Katia e Nello, cercano disperatamente giustizia. “Veritas filia tempo. Te l’avevo promesso e tu finalmente mi sorridi”, scrive mamma Katia sul suo profilo social, sperando nel faro della giustizia che possa illuminare con forza sull’intera tragica vicenda.
Continuare la lotta contro il bullismo
Bullismo e cyberbullismo sono problemi che vanno combattuti istruendo i ragazzi alla collaborazione e non alla competizione. Le vittime di bullismo hanno bisogno di assoluta vicinanza, ma capita, con profondo rammarico, che esse vengano isolate e lasciate da sole; questo comportamento non fa altro che aumentare le paure e il senso di smarrimento e in alcuni tragici casi c’è chi decide di compiere l’estremo gesto di porre fine alla propria vita. È fondamentale continuare sempre la lotta contro il bullismo.