Il culto religioso sporcato dall’illegalità, un appuntamento che si rinnova tra la notte del 7 e l’8 dicembre quando, in tutti i rioni stabiesi, si accendono i falò in onore dell’Immacolata nonostante i divieti del Comune. Una festa che negli ultimi vent’anni ha inglobato ben altri significati, piuttosto che quello religioso. Su pile di legna che sfidano la forza di gravità, e già questo basterebbe a sottolineare la pratica fuorilegge, sono comparsi negli anni striscioni con chiari messaggi dettati dalla criminalità organizzata. Piogge di ordinanze di divieto delle accensioni dei “fuocaracchi” sono state emesse nel tempo, ma la sfida della mafia allo Stato continua. Una sfida voluta da boss sanguinari che hanno deciso di utilizzare i simboli sacri della cristianità, entrando a gamba tesa nell’intimità del Credo religioso. Anche quest’anno a Castellammare di Stabia si contano i danni per falò illegali accesi nonostante il divieto. Nel rione mercato sono state danneggiate diverse vetture che erano in sosta e un’edicola votiva.
Il divieto dei falò e la pratica fuorilegge
Tre i falò autorizzati dall’amministrazione Vicinanza sistemati sull’arenile stabiese e accesi alle 23 del 7 dicembre. Tre simboli della lunga tradizione religiosa che non sono bastati ad arginare la corsa all’accensione dei fuocaracchi fuorilegge che, anche quest’anno, hanno bruciato in tutti i quartieri di Castellammare di Stabia, soprattutto nei rioni a rischio. Nessun pugno duro da parte dell’attuale governance che lascia, ancora una volta, la città scoperta e fuori controllo. Fa pensare il silenzio assordante dell’Europarlamentare Sandro Ruotolo, attuale consigliere comunale stabiese che, fino a qualche anno fa, puntava il dito contro Castellammare di Stabia, una città macchiata dalla camorra.
E oggi, invece, si fanno i conti con una sconfitta per l’amministrazione e una sconfitta per i cittadini. Eppure, durante la gestione della res pubblica guidata da Bobbio – ma anche negli anni successivi – si erano fatti alcuni passi avanti, spostando la tradizione dei falò e lo spettacolo pirotecnico in villa comunale così da svuotare i quartieri, contrastando la pratica illegale dei pericolosi falò della camorra.
Quando la mafia indossa la tonaca
Una suora arrestata perché “portava ordini, direttive, aiuti morali e materiali agli associati, ricevendo a sua volta dai detenuti informazioni utili” grazie al suo ruolo di volontaria in carcere. Anna Donelli, 57 anni, è finita ai domiciliari perché sospettata di essere un’intermediaria della ‘ndrangheta. Una rappresentante della Chiesa che sarebbe stata assoldata dalla mafia perché insospettabile, ma anche perché da sempre religione e criminalità si sono unite in vergognosi sodalizi. Processioni sponsorizzate dai boss, inchino del Santo Protettore davanti casa dei camorristi, per non parlare delle processioni dove tra i portatori delle statue di Santi e Madonne si fanno posto anche pluripregiudicati. Si chiama “punciuta” ed è un termine in siciliano che significa puntura e dà il nome al rito di iniziazione per i membri di Cosa nostra che si concretizza con la puntura dell’indice della mano (quella che l’iniziato utilizza per sparare), il sangue fuoriuscito viene usato per imbrattare proprio un’immaginetta sacra a cui in seguito viene dato fuoco. La Chiesa usata per veicolare il potere delle mafie, così come i simboli religiosi, gli appuntamenti più importanti del Cristianesimo, così come i falò in onore dell’Immacolata che a Castellammare di Stabia sono oramai ostaggio della criminalità organizzata.