“Tu quoque, Brute, fili mi“. Più che “Don Camillo e Peppone“, citato in aula da Vicinanza, quello andato in scena ieri a Palazzo Farnese è apparso come l’ultimo atto dell’opera Giulio Cesare di William Shakespeare. Come l’imperatore romano, il sindaco cade ripetutamente sotto i colpi di chi dovrebbe essere dalla sua parte. Impegnato a rispondere a scontrarsi con la minoranza a cui rivolge il volto, che chiede spiegazioni per affidamenti poco chiari e sullo stato dell’arenile, è alle sue spalle e dai banchi della maggioranza che arrivano gli affondi più duri.
Quanto messo in scena non è altro che un finale già scritto in sede di formazione della coalizione, composta da individualisti consolidati in lotta tra loro da anni. Lo sapevano tutti: i dirigenti locali, quelli provinciali e i riferimenti regionali. Lo sapeva l’attuale opposizione che in campagna elettorale l’ha più volte ribadito al nuovo sindaco. E lo sapeva anche Luigi Vicinanza che sperava, forse, di riuscire dove altri avevano fallito finendo per poi alzare bandiera bianca, in occasione della nomina degli assessori.
Fumata nera e veleni in maggioranza
Due mesi. Sessanta giorni. Circa 1440 ore o 86400 minuti. In qualsiasi modo lo si legga, è questo il tempo che ancora non è bastato al nuovo sindaco Vicinanza e alla sua maggioranza per la nomina del Presidente del Consiglio. Dopo il rinvio nella prima assise comunale, anche la seconda è terminata con lo stesso esito. Tanti, troppi i sei candidati alla carica presenti solo nella coalizione del sindaco che tengono in stallo i lavori dell’assise.
Il consiglio comunale tenutosi ieri ha così immortalato, per l’ennesima volta, una coalizione frammentata in tanti piccoli gruppi pronti a farsi la guerra tra loro e al sindaco. Tanti gli attacchi, più o meno velati, ricevuti da Vicinanza da parte dei “suoi” consiglieri. Il sindaco ha preso nota di tutto, per poi replicare solo alla minoranza che svolge il suo ruolo di opposizione.
Una fragilità emersa ancor di più dalle frecciatine che si sono scambiati nei banchi della maggioranza, con il consiglio comunale conclusosi con l’attacco del consigliere Nino Di Maio nei confronti del Partito Democratico colpevole di voler dettare le linee del consiglio. Malumori e veleni tossici che stanno minando le assi di un’amministrazione già traballante. Un’insofferenza, quella del consigliere della lista “Noi per Stabia” che nelle ultime settimane è venuta sempre più a galla. Di Maio ha provato a trascinare la maggioranza con appelli, comunicati e interventi caduti inascoltati nel vuoto, con la sua voce continuamente ignorata ai tavoli della coalizione.