Dai primi rumors cresce la possibilità concreta della candidatura a sindaco di Matilde Alfano, figlia dell’ex sindaco e sottosegretario Gioacchino Alfano, pronta a sfidare l’amministrazione uscente guidata da Ilaria Abagnale.
L’intervista a Matilde Alfano
Matilde Alfano, quanto c’è di vero nei «rumors» che la vedono candidata?
«Posso confermare che, pur non avendoci mai pensato prima, sto prendendo in seria considerazione questa possibilità. Negli ultimi tempi ho ricevuto numerosi inviti e stimoli da parte di giovani, cittadini, amici, imprenditori e professionisti che mi hanno spinto a riflettere attentamente su questa decisione. Negli ultimi giorni il pressing è decisamente aumentato e ora siamo qui a parlarne».
Se dovesse essere confermata, con quale spirito affronterebbe la sua candidatura? Sarebbe entusiasta di questa possibilità?
«Con enorme entusiasmo. Sarebbe un onore per me poter servire la mia comunità in un ruolo così importante. Ho sempre avuto a cuore il benessere e lo sviluppo di Sant’Antonio Abate, e, se chiamata a farlo, mi impegnerò con tutta me stessa per contribuire al suo miglioramento».
Suo padre, Gioacchino Alfano, sindaco per due consiliature, deputato per quattro legislature e sottosegretario in tre governi, ha avuto un ruolo nella sua possibile candidatura? Come ha influenzato questo percorso?
«L’opportunità che si è venuta a creare ed il percorso che mi sta portando a tale riflessione sono autonomi e basati unicamente sull’intento di chi mi sta compulsando e sul mio attaccamento alla città. Certo, posso dire che la lunga e onorata esperienza di mio padre sarà una preziosa fonte d’ispirazione. Le radici, se vogliono svolgere al meglio la loro funzione, devono orgogliosamente restare tali, senza pensare di poter essere la pianta o addirittura il frutto».
Come è stato individuato il suo nome per la candidatura a sindaco? C’è stato un processo politico specifico o è stato spontaneo?
«Spontaneo. Decisamente. Tutto si è mosso sull’onda dell’entusiasmo. Sono stata sollecitata dai giovani e da una certa parte del tessuto sociale che ha desiderio di mettersi in gioco. Tutti abbiamo in comune un’altra visione di questa città. Non mi permetto di proferire alcun tipo di giudizio, ma è lecito avere altri progetti ed altre idee per questo paese, dove tutti abbiano la possibilità di essere protagonisti».
Pensa di avere le qualità necessarie per essere candidata sindaco e per amministrare un territorio complesso come Sant’Antonio Abate?
«Non corriamo. Per ora si parla solo di candidatura e qualunque possa essere l’eventuale ruolo elettivo che sarei chiamata a ricoprire, lo farei con lealtà, con impegno, con onestà e di squadra. Ho molta fiducia nella mia comunità. Non sarò mai da sola. Non parlerò mai in prima persona. Saremo sempre un gruppo. Saremo sempre un «noi». E resteremo un «noi» anche se questa esperienza dovesse non trovare sponda. Lo dico perché è tempo di interessarsi attivamente delle sorti di Sant’Antonio Abate. È tempo di occuparsi di una città che ha bisogno di concretezza, di investire su valori identitari e sulle proprie radici. Serve una svolta che ci renda orgogliosi della nostra storia, fieri di raccontare alle generazioni future l’attuazione di un cambiamento che è possibile».
Una piccola nota su di lei?
«Ho una personalità complessa e nonostante la mia giovane età ho un «nutrito» background. Sono una professionista abituata a lavorare e il mio profilo stride con tutto ciò che è caduco, evito le «apparizioni» per prediligere «maratone» da scrivania, finalizzate a costruire concretezza. Mi chiamo Matilde* e se nomen omen cercherò di non tradire il presagio». (*nome di origine germanica che significa «forte in battaglia»).