Sarà una 10 miglia di 16 km e non una mezza maratona da 21 km. Ed è questa la prima novità della “Stabiaequa” 2024. La seconda è che la partenza e l’arrivo saranno a Vico Equense e non a Castellammare di Stabia che stavolta farà da giro di boa. Ma il tracciato, mozzafiato, sarà sempre lo stesso: il tratto della SS145 che unisce la costa stabiese con quella sorrentina, segnando l’ingresso in penisola tra bellezze naturali senza pari. Vesuvio, Capri, Punta Campanella, Ischia si troveranno così ancora una volta a fare da sfondo alla pista di atletica su strada tra le più belle al mondo.
La gara, che tornerà domenica 4 febbraio, organizzata dall’associazione Stabiaequa di Andrea Fontanella con il patrocinio del Comune di Vico Equense, del Coni Regione Campania, dello Uisp Napoli (Unione italiana sport per tutti), dell’I.S.I.S. “Francesco De Gennaro” con la collaborazione del Città di Castellammare di Stabia, è stata presentata stamattina nel Complesso monumentale della SS. Trinità e Paradiso nel corso di una conferenza moderata dalla giornalista Claudia Esposito. Presenti il Sindaco di Vico Equense, Giuseppe Aiello, l’ambasciatore dello Sport del Comune di Castellammare e pluricampione mondiale di canottaggio Francesco Esposito, il componente della Giunta del Coni Campania Antonio Mastroianni, il presidente dello Uisp Napoli, Federico Calvino.
La corsa del 2024 sarà più breve ma non per questo più facile. Tutt’altro. Rispetto alla consuetudine, il percorso partirà in discesa per terminare in salita. «Con la partenza in discesa verso Castellammare – ha spiegato Giovanni Sorvillo, presidente del comitato organizzatore della “Stabiaequa”, i runner meno esperti potrebbero essere tentati di strafare già dal principio per poi restare scarichi verso la fine, quando invece arriverà la parte più impegnativa del tracciato. Dopo la località “Bikini”, nel rientrare a Vico Equense, si arriva a pendenze anche del 12% per cui è importante saper dosare bene le forze. Altra difficoltà sono i tratti in basolato dove, a causa della superficie più dura, i passi non vengono ammortizzati e si può andare facilmente incontro a distorsioni o risentimenti ai legamenti. Ma la fatica è certamente ripagata dalla bellezza del paesaggio, sia per gli atleti che per gli spettatori».